mercoledì 10 aprile 2013

Cos'è l'IRPEF?

Irpef è l’acronimo di “imposta sul reddito delle persone fisiche”. E’ stata istituita nel 1973 in attuazione dell’art. 53 della costituzione: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario e informato a criteri di progressività.” Per capire il concetto di “progressività” riporto il prospetto che si trova nelle istruzioni che l’agenzia delle entrate fornisce per la compilazione dei redditi dell’anno 2011 e il calcolo dell’irpef.  Queste sono le aliquote ( o percentuali) progressive vigenti dal 2007.
irpef aliquote redditi

L'IRPEF, insomma, è quello che ognuno di noi deve pagare in base a ciò che guadagna.
L'articolo 53 della costituzione italiana stabilisce che le percentuali IRPEF debbano aumentare con l'aumentare dei guadagni, non proporzionalmente, maprogressivamente. Chi ha di più, deve dare di più. Chi ha di meno, deve dare di meno. 
Esempio di proporzionalità: 
Lo stipendio di Pinco Pallino è di 1000 euro al mese, dovrà pagare allo Stato 200 euro, cioè il 20%.
Lo stipendio di Caio Sempronio è di 100.000 euro al mese, dovrà pagare allo Stato 20.000 euro, cioè il 20%.
Esempio di progressività:

Lo stipendio di Pinco Pallino è di 1000 euro al mese, dovrà pagare allo Stato 200 euro, cioè il 20%.
Lo stipendio di Caio Sempronio è di 100.000 euro al mese, dovrà pagare allo Stato 40.000 euro, cioè il 40%.

IRPEF, conseguenze dell'aumento dell'aliquota alta

Sicuramente tornare ad aumentare gradualmente le tasse a chi ha redditi più alti  consentirebbe di aiutare chi non paga nulla di irpef perché non ha alcun reddito. La prova che chi ha alti redditi è stato agevolato dal fisco è che l’industria del lusso, al contrario di tutte le altre attività, va a gonfie vele. Inoltre ultimamente i mass media danno sempre più spesso notizia della scoperta di ingenti tesoretti che prendono il largo dall’Italia  verso i paradisi fiscali.
Comunque la sintesi della situazione è che il peso dell’imposizione fiscale sta transitando dalle imposte dirette alle imposte indirette: lo ha detto esplicitamente il ministro dell’economia Grilli ospite di una trasmissione televisiva con le testuali parole “nelle moderne democrazie si aumentano le imposte indirette e si diminuiscono le imposte dirette”. Stesso concetto era stato espresso l’anno scorso nientemeno che dal presidente della Corte dei Conti Gianpaolino il quale nel presentare la relazione annuale della Corte dei Conti auspicava un passaggio del peso della tassazione dalle persone dalle persone alle cose. Questi concetti per i poveri cristi, che hanno il problema di come fare per campare, non  significano niente. In realtà Grilli e Gianpaolino dicono che le tasse le devono pagare anche chi è un morto di fame perché senza accorgersene le paga su ciò che mangia e consuma come per esempio sulla benzina della vecchia panda scassata, sulle sigarette che gli hanno insegnato a fumare per sentirsi importante, sui gratta e vinci a cui affida le sue ultimme illusioni, e sui pochi spiccioli che riesce a spendere facendo qualche debito che mai restituirà o magari rubando qualche moneta dalle cassette delle elemosine. Queste sono delle imposte indirette.

Ma son proprio furbi. Aumentare il costo della benzina per risanare il debito pubblico, aumento delle imposte indirette! Così possono guadagnare fior di quattrini tassandosi il minimo indispensabile. Vecchi volponi!

IRPEF: cosa ne pensano Berlusconi e Gabriella Lorenzin


  • Che posizioni e opinioni hanno espresso i politici a proposito dell'IRPEF?

Nell’ultima campagna elettorale Berlusconi proponeva, tra l’altro, la modifica dell’ irpef (ora ire) con l’istituzione di due sole aliquote: 23% per i redditi fino a 40.000 euro l'anno e 33% per quelli oltre tale limite.  L'accusa degli avversari era quella di promettere cose che poi non avrebbero potuto essere mantenute, senza dare il giusto rilievo alla fregatura ancora più grossa che la proposta conteneva nei confronti delle persone con reddito medio basso. Tenendo presente che attualmente l'aliquota massima dell'irpef sui redditi oltre 75.000 euro l'anno è del 43%, non ci vuole molto ad immaginare lo sconto colossale (33% anzichè 43%) sulle imposte che Berlusconi intendeva regalare a se stesso e a chi ha un reddito superiore a 75.000 euro l'anno che provocherebbe una voragine nelle già disastrate finanze dello Stato. 
A Ballarò la parlamentare del p.d.l. Gabriella Lorenzin tempo fa ha dichiarato candidamente che sarebbe opportuno abolire la progressività delle aliquote irpef, con buona pace dell’art. 53 della costituzione.

Che faccia tosta. Proporre pubblicamente di dissanguare il popolo ed esser applauditi dal popolo stesso. Rendiamoci conto, per piacere, di quanto è grave la nostra ignoranza.

Aliquote irpef 2013


  • IRPEF: a quanto ammonta il reddito mensile di chi paga l'aliquota massima e a quanto quello di chi paga l'aliquota minima?

"Per capire la risposta è necessario avere presente il prospetto già prima riportato che è in vigore dal 2007:
irpef aliquote redditi



Esempio:

Stipendio mensile imponibile    €.     1.250,00    imposta  €.    287,50        (aliquota  23%)
Stipendio mensile imponibile    €.     4.583,33    imposta  €. 1.435,00        (aliquota  massima 38%)
Stipendio mensile imponibile    €.     6.333,33    imposta  €. 2.154,16        (aliquota  massima 43%)
Stipendio mensile imponibile    €.   12.500,00    imposta  €. 4.805,83        (aliquota  massima 43%)

N.B. per semplificare non ho tenuto conto delle deduzioni e detrazioni per  familiari."



  • IRPEF: Che mestiere potrebbero svolgere gli appartenenti all'aliquota minima? E quelli che appartengono all'aliquota massima?

Cominciamo dal basso:
In prima posizione ci sono gli “incapienti” cioè le persone che non hanno alcun reddito o guadagnano così poco che non pagano nessuna imposta e cioè chi vive di espedienti o lavoretti in nero e pensionati al minimo.
Entro l’aliquota minima ci sono i pensionati fino a 1250 euro mensili, gli operai comuni, impiegati e lavoratori autonomi con un reddito imponibile fino a 1250 euro al mese.
Nelle aliquote intermedie troviamo le stesse categorie con pensioni più alteoperai specializzati, impiegati, insegnanti, medici, lavoratori autonomi con reddito imponibile da 1.300 a 6.000 euro al mese.
Nell’ultima aliquota, cioè 43%, ancora alcune delle precedenti categorie con un reddito imponibile superiore a 6.300 euro al mese e quindi dirigenti, politici, magistrati di alto livello, militari graduati e chissà quanti altri dato che le alte retribuzioni è  bene non renderle note. Qui troviamo quelli che io definisco “intrusi”e cioè quella categoria di persone che per i loro alti meriti e responsabilità e soprattutto per i lauti guadagni meriterebbero di essere annoverati in un’aliquota massima più consona ai loro meriti e cioè 50 o 60% . Parlo degli alti dirigenti, dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei generali, pensionati d’oro, ecc. . Mi domando come mai una persona cosi ricca e prestigiosa come Silvio Berlusconi non si vergogni di condividere l’aliquota massima del 43% con quei poveracci che guadagnano solo oltre i 6.300 euro al mese.

Chi stabilisce le aliquote irpef?


Le aliquote Irpef vengono stabilite dal governo in carica nell’ambito delle cosiddette “finanziarie”, provvedimenti che devono essere approvati dal Parlamento,  e cioè dal Senato (315 senatori) e dalla Camera (630 deputati).

Regole così vantaggiose per i ricchi potevano stabilirle solo i ricchi stessi. Hai capito, questi furbacchioni?

ALIQUOTE IRPEF: dal 1974 al 2013

Quando entrò in vigore nel 1974 capo del governo era Andreotti  e c’erano ben 32 aliquote progressive : la prima aliquota sui redditi fino a 2 milioni di lire l’anno era del 10%, mentre l’ultima aliquota sui redditi oltre 500 milioni di lire l’anno era del 72%. Altro che Hollande! Eppure il giovane Berlusconi è riuscito lo stesso ad arricchirsi!
Dal 1983 iniziò la svolta: le aliquote da 32 passarono a 9, la prima aliquota sui redditi  fino a 11 milioni di lire dal 10 passò al 18% e l’ultima sui redditi oltre 500 milioni passò al 65%. Allora c’erano i governi Spadolini e poi Fanfani.
Dal 1989 i governi Goria e De Mita portano sconti per tutti: le aliquote si riducono a 7, la prima aliquota sui redditi fino a 6 milioni di lire passò al 10% e l’ultima sui redditi oltre 300 milioni di lire passò al 50%. Un gradito regalo (un grosso sconto sulle imposte) per il non più giovane ma ricchissimo Berlusconi, che si accingeva  a scendere in politica.
Ci sono state altre variazioni nel corso degli anni. Comunque, dal 2004 fino ad oggi,le aliquote sono 5. La prima aliquota sui redditi minimi fino a 15.000 euro corrisponde al 27%, mentre l'ultima aliquota, la più alta, riguarda i redditi oltre i 75.000 euro e corrisponde al 43%.

Il succo della questione è che a partire dal 1974 l’irpef è andata progressivamente adiminuire per i redditi alti e ad aumentare per i redditi bassi.

Chi è interessato a conoscere la storia completa delle aliquote irpef in Italia può consultare questa pagina. Si aprirà un documento pdf di 59 pagine della scuola superiore del ministero dell’economia e finanze; tranquilli,  non dovete leggere tutto  ma andare direttamente a pag. 29 o 30 dove si trova un’appendice con i prospetti per il calcolo dell’irpef dal 1974 fino ai nostri giorni.

Avete capito? Negli anni 70 i ricchissimi (cioè chi guadagnava più di 500 milioni di lire all'anno) pagavano il 72% sulla parte di guadagno oltre i 500 milioni l'anno, oggi invece pagano il 43%. In pratica, chi guadagna 250.000 euro all'anno paga la stessa percentuale di chi ne guadagna 75.000, ovvero il 43%, violando il criterio di progressività dell'articolo 53.

Alla faccia del debito pubblico da risanare, eh?

E i poveri? Sono passati magicamente dal 10% al 23% e non si sono neppure lamentati, perchè troppo ignoranti per capirlo. A quanto pare, risanare il debito pubblico spetta solo a noi.
La costituzione italiana è scritta bene, è piena di cose giuste. Ma non la rispettano, o meglio, la rispettano interpretandola a nostro svantaggio, tanto non ce ne accorgiamo.